Odiavo il mio Lavoro. Amavo Te

Questa foto è di 6 anni fa, la nostra più bella perchè allora di foto ne facevo davvero poche (e soprattutto non mi truccavo mai😅).

Tu eri negli anni più teneri per una mamma, così simpatico, coccolone e paciocchino che ti avrei mangiato di baci! Ma da quando avevi 6 mesi, mi sono dovuta trovare un lavoro, perché l’ultimo che avevo come commessa in un negozio di abbigliamento, trovato davvero con fatica appena mi sono trasferita a Piacenza, l’avevo perso proprio perché ero rimasta incinta di te.

In fin dei conti è stato meglio così, perché mi sono davvero goduta ogni minuto della maternità, ma io non sono mai stata brava a stare in casa. Mi piace avere qualcosa da fare, un progetto a cui pensare, un’attività in cui sentirmi realizzata anche come donna, semplicemente come Manu, non solo come “la mamma di Brando”.

L’unica cosa che ho trovato (per un colpo di fortuna, perché ormai il numero di curriculum e colloqui fatti non li contavo nemmeno se più) è stato in una sartoria, grazie ad una conoscenza in comune.

Non era male in fin dei conti, ma la cosa assurda e anche un po’ buffa a ripensarci, è che il lavoro era come commerciale, anche estero dato che sapevo le lingue, per lo più sul loro shop online, ma di fatto ho passato la maggior parte del mio tempo ad attaccare bottoni automatici, sistemare vecchi scaffali, piegare interminabili pile di magliette e spedire scatoloni.

La cosa che mi ha fatto pensare di potermi meritare di meglio è stato durante le fiere, non le solite a cui ero abituata, ma vendita diretta a ritmi serrati dalle 9 alle 23 in alcune occasioni… l’ultima volta era talmente stravolta che facevo 2+4 con la calcolatrice che mi portavo sempre dentro al marsupio!

Sono “sbroccata” come si suol dire, non ne potevo più, anche la richiesta di un part time non ha risolto la situazione. Si era rotto qualcosa, non avevo più entusiasmo e voglia di andare al lavoro mentre mi perdevo gli anni più belli di mio figlio.

Così mi sono licenziata, ma dopo circa 1 mesetto a casa, quella benedetta occupazione che mi faceva portare a casa la pagnotta me lo sono dovuta ritrovare per forza. Di sola aria non si vive, no?!

Questa volta ho preteso di più però, non avevo voglia di buttare alle ortiche anni di studio ed esperienze importanti per una ragazza giovane. Anche questa volta la fortuna e un amico che ha passato la voce (assurdo che ancora si debba “conoscere qualcuno” per avere almeno l’occasione di fare un colloquio!!!) mi sono venuti in aiuto.

Così è iniziata la mia carriera, che mi ha portato da semplice segretaria a diventare marketing manager. Vi potete ben immaginare una donna, assunta da poco, senza chissà quale background alle spalle, nel settore metalmeccanico come fosse vista e quanta fatica abbia dovuto fare per farmi anche solo ascoltare.

Io ero la donna che di meccanica non ci capiva nulla, la ragazza carina che evidentemente ha un “trusto” con il capo (mamma mia che nervoso che mi fanno venire questi cliché maschilisti!), la giovane ed inesperta che dovrebbe stare al suo posto a sistemare archivi, spedire mail e servire caffè.

Per non parlare del fatto che ero sempre una mamma senza grandi aiuti a casa, solo mio suocero che davvero si è fatto in quattro per sopperire alle mie mancanze e quegli stramaledetti “orari flessibili” che mi facevano sapere quando entravo in ufficio, ma non quanto uscivo.

E non importa, perché se ti piace qualcosa, ci credi, ti appassiona e senti che ti sta portando da qualche parte, queste cose non contano, non ci guardi nemmeno. Ti fumi una sigaretta (a dir la verità molte sigarette allora…), ti lamenti un po’ e vai avanti.

Più crescevo e più da me si pretendeva quella precisione, quell’efficienza e quell’essere costantemente sul pezzo che è tosta da sostenere. Le fiere erano sempre più impegnative, sia a livello di organizzazione, che di tempo, che di trasferte, perché come ogni buona azienda italiana tradizionale, fare il “passaggio al digitale” era una pena infinita, una moda passeggera … ma parliamoci chiaro: al mondo d’oggi se non hai una forte presenza su Internet non sei nessuno!

Fatto sta che proprio durante una fiera, ve l’ho raccontato in passato, mio figlio cadde dallo scivolo all’asilo e si ruppe un braccio. Io non ero lì con lui, non potevo venire a casa nell’immediato (non c’erano voli) e il mio capo era incazzato a morte perché abbandonavo un evento importante di marketing proprio a metà.

Beh, scusi Mr. CEO, ma chissenefrega! Questo pensiero mi ronzava in testa in taxi, in aeroporto, durante il viaggio, quel forte e chiaro “vaffa” che rimette ogni cosa al suo posto, ristabilisce le priorità della tua vita, cosa è importante e cosa no, ti apre gli occhi su cosa stai sacrificando in nome della carriera.

Ho capito che non esiste realizzazione personale senza equilibrio. Se io mi devo sentire “qualcuno” facendo sentire mio figlio un “nessuno” perché per lui non ci sono mai, anche quando sono a casa, solo perché lo stress mi mangia, allora non va bene. Se io mi devo sentire realizzata ma mio marito ci soffre a vedermi così e sentire che non ci sono davvero lì con lui, con la testa e con il cuore, allora non va bene. Se io devo farmi strada nella vita, calpestando tutto ciò che gli da un senso, che la rende bella e meritevole di essere vissuta, allora quel senso viene a mancare.

Sono sempre stata una persona che aveva bisogno di uno strattone, un punto di rottura, un fondo toccato per avere la forza e la grinta di reagire. E così è stato, anche questa volta.

Avevo un piano B.

Era stato un gioco fino ad allora, un passatempo, un “di più”: l’attività di Networker sui social… benedetto il giorno in cui ignara di tutto, semplicemente curiosa, mi ero buttata!

Beh, era ora di farlo diventare il mio Piano A.

Il resto lo sapete…mi avete seguito sui social, avete letto il mio percorso, post dopo post, storia dopo storia, avete visto i miei tentativi ed i miei mille sbagli, avete notato i miei cambiamenti ed applaudito la mia crescita. Non c’è stato nulla di nascosto o di poco chiaro. Nessuna raccomandazione o facilitazione. Nessun compromesso e nessuna fortuna. Solo il mio impegno e le mie regole. Questo è mio: io decido, io ho successo o fallisco.

Vi ho preparato un video su questo argomento, lo pubblicherò a breve. Si intitola “Perchè non hai successo nel network” e quando lo guarderete, ricordatevi questa storia.

Crescere con te

Crescere con teLa settimana scorsa è stata l’ultima settimana di asilo del mio bimbo, gli ultimi preziosissimi giorni…le ultime volte che le mie scarpe avrebbero fatto un rumore buffo sopra il linoleum azzurro, le ultime volte in cui mi avrebbe raccontato di aver mangiato la buonissima pasta con ricotta e spinaci “della Guglia”, le ultime volte che avrei salutato le maestre sempre sorridenti al mattino, augurando loro buona giornata, le ultime volte che mi sarei dimenticata di mettere il bavaglino nello zainetto e che non avrei visto l’ora di scoprire quali bei disegni avevano preparato per stupire i genitori.

Venerdì mattina sapevo che sarebbe stato l’ultimo giorno e proprio per questo ho guadato tutto con occhi diversi: ho osservato tutti i dettagli scavandoli nella memoria, ho annusato gli odori del giardino antistante e ascoltato i rumori tenui della mattina presto in un luogo che lentamente si riempie di vita e di luce.

Non so se sia così sempre e per per tutte le mamme, ma io mi sento sempre più piccola man mano che il mio bimbo diventa grande.

Era semplice fare “l’adulto” quando lui non sapeva nè parlare nè camminare, quando sapevi di poterti prendere cura di lui perchè avevi già tutto ciò che lui avrebbe imparato solo col tempo, ma ora?

Ora cosa so in più di lui?

Non so dare importanza ad ogni istante come se non ce ne fosse uno dopo, non so esprimere affetto senza alcun motivo apparente, solo perchè in quel momento lo sento o qualcuno mi sta semplicemente simpatico e non so sognare ed inventare storie mirabolanti per darmi una giustificazione ragionevole alle cose irragionevoli che alle volte succedono nella vita.

Non so quante volte riuscirò a darti il buon esempio nelle situazioni difficili, alle volte non so se consigliarti di difenderti o di attaccare, non so calmarti quando ti ho fatto un torto e non so dirti che direzione seguire nella tua vita.

Ma so che non posso fare a meno di osservarti e di studiarti come fossi la cosa più bella del mondo, fermarmi per cercare di capire il tuo punto di vista, crescere insieme a te, per sentirmi meno piccola, mentre tu diventi grande.

Quante volte capita che i nostri genitori ci raccontano le storie della loro gioventù:

“eh, sai, quando eri piccolo non abbiamo potuto goderti tanto perchè dovevamo lavorare”, “quando sarai nonno anche tu caprai come ci si sente”, “abbiamo dovuto fare tanti sacrifici per cercare di dare a te una vita migliore”

ed ora noi vogliamo tutto: vogliamo la carriera, la ricchezza, il tempo libero e la fama, tutta in una volta, dopo qualche mese di lavoro, perchè siamo abituati ai tempi rapidi ed alle vite semplici… non pensiamo più di doverci guadagnare qualcosa.

Io penso di dovermi guadagnare il tuo rispetto a suon di sacrifici e serate passate ad ascoltarti, penso di dovermi guadagnare la tua ammirazione per la visione lucida e positiva che ho cercato di mantenere e di trasmetterti ogni giorno della mia vita,

ma, bimbo mio, ho anche bisogno di sbagliare, di litigare e di crescere insieme a te.

Non c’è libro e non c’è teoria che te lo insegni, nessuno che ti dica se è più giusto usare il tuo tempo per costruire un futuro stabile o per godermi i momenti con te… non c’è un modo per guadagnarmi il tuo amore, spero solo di essere abbastanza brava e abbastanza fortunata da riceverlo.

Con amore

La tua mamma

 

 

Dedicato alle mamme, da una mamma

Alle mamme, da una mamma

Dedico a tutte le mamme un pensiero, che proviene dal mio cuore di mamma, perché è questo il viaggio più bello della vita, il lavoro più duro, la sfida più grande e l’insegnamento più importante della mia vita.

Pensavo di non essere adatta a fare la mamma, pensavo semplicemente che questo mondo non facesse per me…fino a quando non ho visto le due lineette rosa su quel piccolo bastoncino bianco di plastica.

Pensavo che mi avrebbe preso l’ansia, la paura, il disagio, eppure no!

Solo un’immensa, indescrivibile gioia, una scarica di elettricità che ha scosso tutto il mio corpo e ha contagiato anche il mio compagno, che esplodeva di felicità ed agitazione:

non riuscivamo più a stare fermi e a trattenere le lacrime…

Allora non potevo immaginare come sarebbe stato questo viaggio, quante cose avrebbe potuto insegnarmi, quanto sarei cambiata e cresciuta proprio insieme al mio bimbo.

Già, non si nasce imparati a fare la mamma…

come in tutte le cose autentiche ed importanti, è il percorso che ha valore, è trovarsi dentro una situazione e imparare a gestirla e a dedicarcisi con amore.

E’ come leggere un libro e accorgersi che le parole piano piano ci entrano dentro e ci cambiano, ci abitano, ci arricchiscono.

Lui, il mio bimbo… con i suoi ritmi, i suoi pianti, il suo calore, la sua morbidezza, la sua dolcezza, il suo carattere deciso, le sue domande, i suoi capricci, hanno sgretolato il mio modo di essere fino a quel momento e hanno costruito un castello bellissimo, con gli stessi mattoni, ma una malta solida e flessibile.

Ora non esiste più l’orgoglio quando sono ferita o offesa, non posso “mettere il muso” o andare in un’altra stanza e togliergli la parola, gli insegnerei solo a portare rancore.

Non esiste più l’essere di fretta e non aver tempo di rispettare i suoi ritmi e ascoltare le sue storie, lo farei solo sentire poco importante.

Non esiste più pensare alle mie priorità, le cose importanti da fare per un adulto, come la lavatrice o riordinare, mentre lui vorrebbe solo giocare: i bimbi non si ricorderanno se la casa è pulita, ma se leggevi loro le fiabe.

Non esiste più la linea diretta tra un’emozione negativa e la sua manifestazione: come posso permettere a me stessa di arrabbiarmi senza un valido motivo o essere troppo nervosa dopo una giornata dura? Lui vedrebbe in me solo un adulto poco simpatico e poco piacevole e magari non vorrebbe nemmeno diventare grande come me.

Non posso più dare per scontato le mie parole e le mie azioni, lui prenderà esempio da me, è una grande responsabilità ed il mio desiderio è cercare di non fargli vedere il mondo così brutto così come tendiamo a pensarlo solitamente.

Con il mio bimbo ho imparato a contare fino a 100, a pensare ai miei stessi pensieri, a non centellinare mai un bacio, ad ascoltare a cuore aperto e a lasciarmi ferire, nel profondo, come solo lui riesce a fare quando sento di averlo deluso…

Che tutte voi mamme possiate avere la forza e la vulnerabilità che può rendere felice il suo bambino.

Il nostro essere è pura e semplice magia.