Un anno merDaviglioso

Ringrazio questo anno cosi merdavigliosamente incredibile.

Già… è stato un anno di merda, ma anche un anno di svolta incredibile, per me, la mia visione del mondo e soprattutto per la mia carriera.

Sono Diamante ormai da 1 anno e quello che mi sembrava un traguardo in realtà è stato un inizio: scalare il piano marketing non è stato difficile, è stato difficile, per citare Harvey B. Mackay, “Nuotare tra gli squali senza essere sbranata viva”.

Ad ogni fine anno penso sempre che il peggio sia passato, ma in realtà non è così, ogni anno “mi fa lo sgambetto”.

A volte mi sbuccio le mani, a volte ho un livido sulla fronte, a volte mi rompo una costola.

Ma quest’anno ho pensato di non volermi più rialzare.

Era stupido rialzarsi con tanta fatica se tanto, dietro l’angolo, a pochi metri di distanza, c’era un’altro che mi faceva cadere, se a porgermi una mano erano solo un paio di persone su centinaia che volevano vedermi affogare, se a credere in me ero rimasta quasi solo io e ormai iniziavo a vacillare.

E sapete perché non ho mandato tutti a quel paese scegliendo una strada più facile o diversa? Ritornando a vivere una vita più comoda e con meno pensieri, per vivermi la mia famiglia e curare la mia salute (che mi ha davvero messa in crisi, rischiando quasi il ricovero)?

Perché mi stava sulle balle farli vincere.

Odiavo ammettere che mi avessero schiacciato.

Io non butto giù la regina (se avete visto “La regina degli scacchi” sapete cosa intendo..).

Sono rimasta a terra finché mi sentivo stremata, come un pugile che cerca di riprendere le forze dopo un cazzotto forte, quando si si annebbia il cervello e non sei più capace di ragionare, non sai più chi sei.

Mi rialzavo solo alla fine della conta, giusto per non dargli buono il round. Non ho reagito finché non ne sono stata in grado.

Perché ho imparato che se reagisci quando non sei pronta, dando fondo alle tue ultime energie poi non hai più nulla a cui attingere. E allora mi riposo. Mi deprimo. Mi dispero. E resto giù.

E forse l’orso di torno pensa che io sia morta e mi lascia stare…assurdo come la natura ci insegni tutto senza andare a cercare chissà quali Mental Coach…

Ho immaginato di perdere tutto. Davvero.

L’ho immaginato nei minimi dettagli. L’ho vissuto nella mia mente.

E la disperazione che ho provato era più forte del dolore che sentivo.

E allora ho scelto di sforzare l’arto che mi faceva meno male e di sopportare. Perché l’osso si sarebbe riparato da solo e io sarei tornata a camminare. Ma se non mi fossi mossa, sarebbe andato in cancrena.

Dovevo muovermi. Dovevo sopravvivere. Dovevo finire il cammino e finirlo da sola, senza l’aiuto di nessuno.

Io non dovevo dimostrare nulla a nessuno, dovevo solo dimostrare di nuovo a me stessa che sono la mia migliore amica, la persona su cui contare, la donna da stimare.

Non contava nient’altro.

E così ho fatto.

E sono qui.

Piena di cicatrici che non vedete, perché non mi conoscete in fin dei conti, non sapete cosa c’è dietro il successo qualunque esso sia.

Ma fidatevi di me.

Nessun sorriso è più accecante di quello che nasce da una lacrima.

Nata 34 anni fa…

Progetto senza titolo (13)Sono nata 34 anni fa in una famiglia come tante, in una paesotto della bassa reggiana, tra la nebbia, le costanti piene del Pò e tanta, tantissima campagna.

In casa mia ha sempre valso la regola “Studia tanto, lavora duro e risparmia fino all’ultimo centesimo”, senza se e senza ma. Una filosofia che ci ha permesso di realizzare tante piccole cose, ma che non ammette sognatori e non ammette errori di percorso.

Mio fratello, 10 anni più grande di me, il mio mito ed il mio modello di uomo per tantissimo tempo, ha seguito le orme tecniche di papà, laureandosi in Ingegneria, mentre io non avrei voluto combattere contro i numeri tutta la vita, come al liceo. Ma nonostante fossi più orientata per la letteratura, la filosofia e l’arte, ho intrapreso Economia e Marketing Internazionale, perchè, purtroppo, rimane ancora una sacrosanta verità: sono più le materie scientifiche che ti permettono di crearti un futuro, rispetto a quelle umanistiche.

Ma l’ultimo anno di università ho iniziato a viaggiare per approfondire la mia conoscenza delle lingue ed ho continuato anche negli anni successivi: passavo da una città all’altra, mi immergevo nella vita e nelle usanze dei suoi abitanti, potevo essere tutti e potevo essere nessuno. Londra, Parigi, Monaco di Baviera, Stoccarda, Valencia, Nizza, l’Austria… mi si è aperto un mondo: il mondo non era lì, in quel paese della bassa padana o in tutti i libri che leggevo, la vita era altro, le persone erano tante, le mentalità erano diverse ed i sogni erano realizzabili.

Non era così facile, certo, ma credo che una volta che annusi l’odore della libertà poi non puoi più farne a meno, quindi è stato proprio nel lavoro che ho iniziato a cercare i settori che più amavo e che mi appassionavano: la moda e l’arredamento.

Ho passato alcuni anni bellissimi a lavorare come Commerciale Estero per alcune aziende importanti, fino a quando non ho conosciuto l’amore della mia vita e mi sono trasferita a Piacenza per vivere con lui e diventare una famiglia.

Non so se siete pratici del Piacentino, ma io l’ho metabolizzato come “La città del voglio ma non posso”: non più campagna, non ancora città, vicinissima a Milano, ma non così aperta ed intraprendente. Nel piacentino ci sono tante eccellenze che vivono nell’ombra, non amano pavoneggiarsi come la vicina Parma, per la cultura culinaria ed i bellissimi paesaggi, quindi rimangono un pò sottotono: un grande peccato!

Di certo sono grandi lavoratori e la metalmeccanica qui è forte, così alla fine non ho avuto altra scelta che trovarmi lavoro proprio nel settore dove, fin da bambina, non avrei mai voluto capitare: dopo anni di pranzi e cene in famiglia con mio padre e mio fratello che parlavano di meccanica, idraulica, tecnologia, elettronica, ecc… vi potete ben immaginare, no?

Eppure il destino (se ci credete, io amo chiamarlo il mio volere inconscio) trova sempre il modo di incasellarsi giusto ed, infatti, ho ritrovato una mia vecchia conoscenza: il Marketing. Se ci pensate bene, questa parola o non vuol dire niente di particolare, è solo l’ennesima parola inglese di moda, oppure vuol dire un mix di fine psicologia, grandissima inventiva e l’unica cosa che veramente conta per far “girare l’economia”.

Eh sì, marketing non vuol dire vendere, ma trovare il modo più efficace, furbo ed originale per avvicinare le persone ad un determinato prodotto o servizio…e ragazzi, quando ho conosciuto questo applicato al mondo digitale, boom! E’ scoppiato l’amore…

Ma non volevo più farlo per arricchire qualcun altro, per compiacere qualcun altro e soprattutto per far felice qualcun altro: IO volevo essere felice, IO volevo essere fiera di me stessa, IO volevo decidere le regole del gioco e soprattutto IO volevo guadagnare in base a quanto tempo, quanta energia e quanta passione mettevo nel mio lavoro.

Il resto lo sapete già, altrimenti non sarei qui a scrivervi e a condividere mia vita sui social ogni giorno, ma volevo dirvi una cosa al termine di questa storia:

non importa da dove vieni, cos’hai vissuto, cos’hai studiato…

non importa se sei una mamma o un’universitaria, se sei un operaio o un manager, se vivi in un appartamento o in una villa…

se hai un desiderio bruciante dentro, se sei disposto ad impegnarti e sacrificare qualcosa per raggiungere il tuo sogno, se riesci a liberarti dei tuoi schemi mentali e riniziare da capo…

Bada, non ti sto dicendo di cambiare la tua vita e mollare tutto!

Ti sto dicendo di coltivare un orticello nel tuo giardino, perchè se un giorno il supermercato chiudesse o non volessi più andarci e se avrai curato ed ingrandito il tuo orto, potrai avere frutta e verdura da lì e potrai vivere solo di quello…

è chiara la metafora?

 

Buona giornata sognatori!